L’amniocentesi è una tecnica che viene effettuata, nella maggior parte dei casi, a partire dalla 15° settimana di gestazione (principalmente tra la 16-18 settimana) e consiste nel prelevare una piccola quantità di liquido amniotico: ciò permette di analizzare il cariotipo del feto, cioè la struttura e il numero di cromosomi del nascituro ed evidenziare eventuali anomalie.
Il prelievo di liquido amniotico avviene sotto controllo ecografico mediante un ago che attraversa l’addome e raggiunge la cavità uterina.
Il controllo ecografico è fondamentale per tener sempre sotto controllo la posizione del bambino e della placenta.
Non è un esame doloroso, molte donne riferiscono di sentire solo un lieve fastidio simile a quelli di una iniezione intramuscolare.
Non richiede ricovero.
Solitamente viene consigliato il riposo per almeno due giorni dopo l’amniocentesi ed di evitare rapporti sessuali per almeno una settimana.
Nei centri di eccellenza il rischio di aborto è molto basso, intorno allo 0.1%.
Attualmente l’amniocentesi è raccomandata nelle donne di 35 anni o età superiore, in quanto aumento il rischio di aneuploidie cromosomiche.
I risultati vengono comunicati al massimo dopo due settimane.
Dopo l’amniocentesi in caso di perdita di liquido amniotico o di sangue, di dolore addominale simile a quelli mestruali e febbre , è necessario contattare immediatamente il proprio ginecologo di riferimento.
Casi in cui è consigliata:
1) età materna avanzata (>35 anni)
2) aumento dello spessore della traslucenza nucale durante l’ecografia di controllo
3) genitori con cariotipo alterato ( traslocazioni, aneuploidie, inversioni)
4) figli precedenti con alterazioni cromosomiche
5) genitori entrambi portatori di una malattia genetica come la fibrosi cistica e talassia
6) malattie infettive come il citomegalovirus, toxoplasma, rosolia
L’amniocentesi è consigliata anche quando la gravidanza è stata ottenuta con le tecniche di fecondazione assistita.
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