Per inseminazione artificiale o inseminazione intrauterina (IUI) si intende l’inserimento in cavità uterina di spermatozoi ottenuti dal liquido seminale del partner.
La tecnica è consigliata quando è presente una riduzione del numero o della motilità degli spermatozoi che, una volta introdotti in cavità, sono facilitati a migrare verso le tube dove potranno incontrare e fecondare l’ovocita.
La tecnica presuppone l’apertura e una buona funzionalità tubarica. La prima può essere verificata sia con una Isterosalpingografia che con una Isterosonografia.
La funzionalità del sistema di trasporto tubarico, invece, non è verificabile con nessun test, in quanto legata a micromovimenti di piccole strutture della mucosa tubarica, le ciglia, che non sono visibili neanche con la visione diretta in laparoscopia.
La IUI è semplice e microinvasiva, assolutamente indolore, e consente di ottenere tra l’8 ed il 15% di risultati, in donne sotto i 39 anni.
Va sempre preceduta da un monitoraggio ecografico dell’ovulazione che consenta di scegliere il momento giusto per effettuarla, generalmente immediatamente prima dello scoppio del follicolo. Uno o due giorni dopo, va verificata l’avvenuta ovulazione con una ecografia trans vaginale per evidenziare la presenza di un corpo luteo.
Percentuali di successo superiori si ottengono quando si aggiunge al meccanismo di stimolazione naturale consistente nella produzione ipofisaria di FSH, di una piccola quota di FSH esogeno, 75 UI dal quinto giorno per 3/6 gg,
Il limite rimane sempre quello della funzionalità tubarica, che può essere messa in dubbio anche in presenza di tube aperte, da alcuni segni rilevabili durante la Isterosalpingografia di “tube verticalizzate o stirate” o di scarso o assente spandimento del mezzo di contrasto in addome, che faccia pensare a aderenze peritubariche.
Le tube sono strutture molto delicate, che possono danneggiarsi in presenza di infezioni ascendenti dall’utero da Mycoplasma, Ureaplasma o Clamydia, senza che la paziente se ne accorga, o a causa di pregressi interventi addominali ad es. per appendicite, dopo un Taglio Cesareo o un raschiamento uterino.
È da ribadire che la diagnosi di tube aperte non può mai essere confusa con la conclusione di “tube funzionanti”. Quando una coppia giovane presenti esami tutti nella norma e però non riesce ad ottenere gravidanze, va posto il sospetto di difetto di funzionalità tubarica.
In queste situazioni, o dopo aver effettuato qualche ciclo di IUI senza successo, si deve passare alla Fecondazione in Vitro FIVET\ICSI. Con questa tecnica si possono recuperare dalle ovaia gli ovociti e fecondarli esternamente e poi introdurre gli embrioni in utero, aggirando l’ostacolo tubarico. Questa seconda tecnica dà risultati almeno quattro volte superiori (40/47%) fino ai 39 anni.
La fecondazione in vitro FIVET/ICSI è quindi più efficace e da preferire in donne di età superiore ai 39 anni, dove l’attesa incide in maniera più significativa sull’esito delle tecniche a causa del più alto numero di ovociti di cattiva qualità legata all’invecchiamento cellulare.
Va ricordato che gli ovociti sono tutti presenti già alla nascita e più passa il tempo, più subiscono problemi di ossidazione cellulare che si tramuta in difetti genetici. Si calcola che a 39 anni tra l’80 ed il 90% degli ovociti sia alterato, quindi non si feconderà o darà luogo in gran parte a gravidanze che esiteranno in aborti precoci.
Per questo motivo in questa fascia d’età la IUI deve essere proposta come tentativo di transizione o addirittura deve essere superata andando direttamente ad un fecondazione in vitro .
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