Lo studio pilota, da noi effettuato nel 2013 nel Servizio di PMA del Centro S.ANNA di Roma,, sull’utilizzo dell’ eparina in fecondazione assistita, fu selezionato dal comitato scientifico della più importante società scientifica europea ESHRE per la presentazione nella sezione delle nuove proposte terapeutiche per aumentare le percentuali di successo in fecondazione assistita.
Avevamo studiato e messo in relazione la possibilità di ottenere una gravidanza tra due gruppi di pazienti (oltre duecento in totale ) di età fino ai 42 anni, prive di fattori di rischio trombotico e tutte con almeno due precedenti transfer embrionari senza successo. L’aggiunta di eparina in uno dei due gruppi aveva aumentato significativamente il tasso di gravidanza di oltre il 20 %.
Questi dati hanno spinto ,negli anni, molti importanti centri in Europa ad associare l’eparina ai farmaci da prescrivere nella fase post transfer anche alle pazienti non trombofiliche, cioè prive di alterazioni dei fattori genetici della coagulazione come il Fattore II e V di Leiden, che aumentano il rischio trombotico.
Questo rischio si manifesta durante situazioni particolari che si verificano in corso di incremento della produzione ormonale estrogenica nella donna, in gravidanza, o durante alcune terapia ormonali.
L’intuizione di un possibile effetto immunomodulatore dell’eparina sul sistema immunitario femminile che si attiva all’arrivo di un embrione è confermato. L’embrione è frutto anche del messaggio genetico dello spermatozoo e quindi ,in alcuni casi, viene visto come “estraneo” e da contrastare.
L’utilità dell’eparina è stata confermata dalla pratica clinica ed oggi utilizzata dai più importanti centri di fecondazione assistita europei .
Dopo quasi 10 anni da quello studio e molti lavori scientifici di gruppi che hanno messo alla prova l’eparina ,osserviamo che il suo utilizzo è divenuto di routine e non solo nei casi “difficili”.
Quando il mancato impianto non trova una risposta nella genetica embrionaria o nella correzione di altre situazioni potenzialmente ostative all’inizio della gravidanza, l’eparina può fare la differenza.