Nell’ambito del più importante congresso internazionale sulla fecondazione assistita l’ESHRE 2013, tenutosi a Londra dal 7 al 9 luglio, sono stato invitato a parlare della nostra ricerca sull’uso di eparina nelle pazienti che si sottopongono a tecniche di fecondazione assistita.
Ho portato i risultati di una ricerca effettuata su pazienti con almeno due precedenti insuccessi, che hanno utilizzato l’eparina dal giorno del transfer embrionario fino al test di gravidanza.
L’eparina , che è un noto anticoagulante, svolge una funzione di immunoregolatore per una serie di sostanze che sono coinvolte nel processo dell’adesione dell’embrione e dell’invasione del trofoblasto(placenta).
Una lunga serie di sostanze entrano a far parte del meccanismo dell’annidamento embrionario e proprio dal risultato di questo equilibrio che si decide o meno l’impianto.
E’ un delicato meccanismo che talvolta stenta a completarsi .
Con la terapia eparinica si sono ottenute il 20 % delle gravidanze in più rispetto al gruppo di controllo.
Questa ricerca conferma la nostra convinzione che l’eparina possa avere un ruolo nel migliorare la recettività endometriale agendo su tutto un gruppo di molecole che intervengono nel “dialogo” tra embrione ed endometrio consentendo l’impianto anche in donne che hanno avuto precedenti insuccessi o che presentino “gravidanze biochimiche” o poliabortività.
Qui sotto leggi la relazione.