Come in un’isola dove la vita è legata all’equilibrio dell’ecosistema, anche l’apparato genitale femminile, per svolgere bene le sue funzioni, deve mantenere l’equilibrio di un ambiente che permetta a un embrione di impiantarsi e di proseguire il suo cammino fino alla nascita di un bambino.
Relazioni tra batteri e fertilità
Uno straordinario campo d’indagine con prospettive di sviluppo fino a poco tempo fa inimmaginabili è quello legato alla connessione tra i batteri e il nostro organismo e come possono causare infertilità o ripetuti insuccessi delle tecniche di fecondazione assistita.
È un dato acquisito che batteri, protozoi, virus e funghi vivono nell’organismo umano in modo ubiquitario, sulla pelle, nell’apparato digerente, ma anche nelle vie respiratorie e urinarie e nel tratto urogenitale e sono fondamentali per le regolari funzioni di tutto il corpo. Ospitiamo miliardi di microrganismi per ogni grammo di contenuto intestinale, l’insieme di questi microorganismi è chiamato “microbiota” e può arrivare fino a 4 chilogrammi di peso.
La sua presenza consente il mantenimento delle difese, anche immunitarie, dell’organismo e più in generale dello stato di salute.
L’insieme del materiale genetico del microbiota è invece chiamato “microbioma”.
È conosciuta da molti anni l’importanza del microbiota intestinale, comunemente denominato “flora intestinale”, presente soprattutto a livello del colon, la cui alterazione, detta disbiosi, è responsabile di disturbi intestinali cronici come il “colon irritabile”, con ricadute anche a livello delle difese immunitarie, la cui alterazione espone ad una serie di patologie tra cui l’artrite reumatoide, l’obesità ed il cancro.
In un recente lavoro scientifico effettuato su topi, alcuni ricercatori hanno evidenziato che l’assenza di Clostridia intestinale è collegata all’obesità, attraverso un meccanismo immunologico.
Sul versante dei tumori, è noto che la presenza di Helycobacter pilory nello stomaco sia associata a carcinoma gastrico.
Microbiota nell’apparato genitale
I batteri ed in particolare i Lattobacilli, colonizzano la vagina subito dopo la nascita e creano un ambiente fortemente acido con la produzione di acido lattico, formano perossido di idrogeno (H2O2) e “batteriocine”, sostanze che attaccano e neutralizzano i batteri patogeni.
Ma come arrivano i batteri nel tratto superiore, nell’utero?
A livello del tratto genitale la diminuzione di Lattobacilli, responsabili dell’equilibrio del microbiota vaginale, espone alla prevalenza di batteri patogeni (vaginosi batterica). Alcuni come Gardnerella, Mycoplasma sono responsabili di vaginiti ricorrenti e in alcuni casi di infezioni in cavità uterina (endometriti) o delle tube (salpingiti). Queste infezioni possono portare a problemi sulla fertilità, a poliabortività e parti prematuri.
È stata dimostrata la risalita di batteri dalla vagina fino all’utero ed alle tube. Più recentemente si è ipotizzato un passaggio diretto di batteri dalla bocca al torrente circolatorio, attraverso delle microlesioni che si creano lavandosi i denti.
Le infezioni intestinali ,anche di bassa intensità, possono provocare dei danni all’apparato uro-genitale, diminuendone le difese e aumentando la quota di batteri patogeni.
La flora batterica vaginale è composta da 5 gruppi fondamentali o “Community State Types” CST, detti anche vaginotipi, caratterizzati ognuno da una diversa presenza batterica:
- CST II: Lactobacillus gasseri
- CST III: Lactobacillus iners
- CST IVA: Gardnerella vaginalis sottogruppo B
- CST IVC: Gardnerella vaginalis sottogruppo A
- CST IVD: Gardnerella vaginalis sottogruppo C
- CST V: Lactobacillus jensenii
I primi tre ed il quinto sono protettivi per l’ambiente vaginale perché mantengono un basso Ph , quindi una acidità tale da impedire lo sviluppo di germi patogeni.
Il IV gruppo , suddiviso in tre sottogruppi A, C e D è quello che ha una minore presenza di lattobacilli e quindi minore acidità vaginale, espone a infezioni ricorrenti come la “vaginosi batterica” ed al rischio di infezioni ascendenti in utero e tube.
I lattobacilli sono in grado di costituire un film di rivestimento della mucosa vaginale o “biofilm” capace di proteggere dalle infezioni. Purtroppo anche la Gardnerella presente nel CST IVc e IVD sviluppa un proprio “biofilm” resistente agli antibiotici come il metronidazolo, ma attaccabile dal “biofilm” sano dei lattobacilli. Per questo l’utilizzo dei probiotici può essere terapeuticamente più efficace rispetto l’uso di antibiotici.
Il problema della vaginosi batterica, caratterizzata principalmente da Gardnerella, Prevotella Bivia e Streptococcus anginosus, è spesso sottovalutato e si presenta con perdite vaginale bianco –giallastre ,talvolta prurito ed arrossamento dei genitali esterni.
Infertilità per insuccesso da mancato impianto o poliabortività
Sono molti gli studi che hanno evidenziato una connessione tra infertilità e disbiosi vaginale. In queste donne è stata soprattutto rilevata la forte riduzione o l’assenza di Lattobacillus Crispatus e di Lactobacillus iners e l’aumento di colonizzazione da parte di batteri anaerobi come Atopobium, Prevotella, Veillonella, Ureaplasma ed Escherichia. La presenza del batterio Atopobium vaginae, in donne con infezioni batteriche asintomatiche, è uno dei principali fattori che contribuiscono all’insuccesso delle procedure di transfer embrionario causando la ripetizione dei tentativi di fecondazione assistita.
Altri studi hanno dimostrato l’aumento di casi di poliabortività e rottura premature delle membrane amniotiche.
Oggi è possibile valutare la presenza di batteri in cavità uterina, semplicemente prelevando campioni di endometrio durante la visita ginecologica, con una cannula chiamata Pipelle, e di analizzare la presenza di materiale genetico batterico.
Il test è molto preciso ed in grado di rilevare piccolissime quantità di batteri prima che questi siano causa di infezioni clinicamente rilevabili. La terapia con probiotici, sia per via orale che vaginale, è efficace nel modificare l’ambiente fino a renderlo ostile allo sviluppo delle specie batteriche patogene e risulta molto più efficace e duratura della terapia con gli antibiotici .
L’attenzione all’ambiente vaginale, ma soprattutto a quello uterino, determina una migliore comprensione delle cause che impediscono l’attecchimento dell’embrione in utero e contribuisce a trattare quelle situazioni dove, anche trasferendo embrioni di buona qualità, non si verifica la gravidanza.